Note informative sulla durata dei corpi illuminanti

v. 2.2

Gentili Clienti,

desideriamo centrare la Vostra attenzione su alcune importanti questioni che aiutano a meglio comprendere la differenza di significato del termine “durata della lampadina”, a seconda che venga usato nel “gergo comune” oppure nel testo delle normative di legge applicabili alle lampadine LED di uso comune, definite anche “LED Retrofit”.

In tal modo potrete meglio delineare le Vostre aspettative di consumatori ed in un qualche modo limitare le ragioni di una “delusione” di fronte ad una interruzione del funzionamento addebitata genericamente ad un difetto di fabbricazione ma che, in effetti, molto spesso è legata ai raggiunti limiti prestazionali del prodotto.

La durata (es. 15.000 ore) di una lampadina, dato riportato sulle confezioni, non è dunque indicativa in modo esclusivo del periodo di illuminazione di cui potrete godere.

Esistono altri parametri di funzionamento, stabiliti dalle normative che, incrociandosi con la “pura durata” della emissione di luce, possono determinare, di fatto, un  limite aggiuntivo alla possibilità di utilizzo di una lampadina, ovvero accorciarne “la vita”.

Ad esempio: il numero dei cicli di accensione consentiti prima del verificarsi di un possibile guasto, può fortemente incidere su questo risultato.

In altre parole, una lampadina sottoposta ad un numero di accensioni e spegnimenti superiore a quanto previsto in progetto (e dalle norme EU), avrebbe tutti i diritti di cessare il proprio funzionamento, anche se la parte emittente la luce, cioè il vero e proprio LED, non avesse ancora raggiunto il proprio fine vita.

Test sperimentali, supportati da indagini sulle abitudini casalinghe di noi tutti, ci confermano, ad esempio, che la “cucina” è la stanza più di tutte “visitata” e quindi, le apparecchiature di illuminazione a LED, così come le fluorescenti e le alogene, sono sottoposte ad un numero di cicli elevatissimo, che molto spesso incrocia la pura durata della fonte luminosa, determinandone sul piano pratico un suo non completo sfruttamento.

Le più recenti normative di riferimento prendono in considerazione, ad esempio, il:

Massimo tasso di guasti “prematuri” accettabile:

  • non superiore al 10,0 % dopo 3.000 ore di funzionamento e 1.200 cicli di accensione spegnimento;

Ciò comporta che fino al 10% delle lampadine prodotte/facenti parte del gruppo sottoposto a test, potrebbe – legittimamente – non superare le 3.000 ore di funzionamento.

Definizione di “vita della lampadina”

La normativa stabilisce che “la vita della lampadina” è rappresentata da:

  • il numero di ore fra l’inizio dell’uso di e il momento in cui per il 50 % della popolazione di sorgenti luminose l’emissione luminosa è diminuita gradualmente fino a un valore inferiore al 70 % del flusso luminoso iniziale.

Ulteriori indici:

  • Fattore di sopravvivenza della lampada a 3 000 ore: ≥ 0,90
  • Mantenimento del flusso luminoso:
    – a 3 000 ore: ≥ 0,70
    – a 15.000 ore: ≥ 0,93
    – a 20.000 ore: ≥ 0,95
    – a 30.000 ore: ≥ 0,96
    – …

Questo significa che:

una quantità fino al 10% delle lampadine prodotte/facenti parte del gruppo sottoposto a test potrebbe non superare le 3.000 ore di utilizzo, e che dopo 3.000 ore di utilizzo, una quantità fino al 30% di lampadine prodotte potrebbe non più emettere “luce” nella quantità originariamente prevista. In altre parole, pur continuando a funzionare, potrebbe emettere una quantità di luce inferiore a quella “nominale”.

I limiti stabiliti per questi parametri, incrociandosi tra di loro, determinano così l’effettiva possibilità di fruizione della lampadina.

Dunque, tutte queste prescrizioni, per quanto possano talvolta apparire contraddittorie, rappresentano tuttavia il livello prestazionale complessivo mediamente disponibile sul mercato.

In definitiva, il Legislatore ha inteso costituire una soglia di risultati minimi che costituisse un primo livello di certezze a favore del consumatore, prevedendo che la libera concorrenza avrebbe poi sospinto i produttori ad offrire prestazioni migliorate che superassero i limiti minimi di prestazioni stabiliti dalle normative.

Ora avete un’idea più chiara di cosa “aspettarsi” da una lampadina “LED Retrofit”

I nostri progettisti, insieme con gli impianti produttivi, sono stati guidati da limiti progettuali e di esecuzione che superano le richieste delle normative. Ciò contribuisce ad una significativa possibilità di superiore godimento delle prestazioni da richieste da queste ultime.

Tutto quanto sopra ci mostra che la “durata” del prodotto espressa in termini di ore è, dunque, solo uno dei parametri che descrive le prestazioni di fruibilità di una lampadina “LED Retrofit”.

Si tenga conto, infine, che qualunque prodotto industriale – come tutti i manufatti umani – ha comunque un “rateo di difettosità”.

Questo rateo è comunque presente a prescindere dagli sforzi che i produttori compiono per contenerlo il più possibile.

Peraltro, nel caso delle lampadine LED Retrofit, poiché la produzione mondiale coinvolge annualmente alcuni miliardi di pezzi, è a tutti evidente che le “ragioni della matematica” prevedono che comunque qualche lampadina riporti difetti di costruzione e che, malgrado gli innumerevoli controlli, talune di queste riescano comunque a raggiungere l’utilizzatore.

In questi casi, si fa spazio l’intervento in garanzia contro i difetti di fabbricazione.

Sulle confezioni sono presenti le più importanti informazioni fino a qui trattate.

Le Vostre scelte potranno dunque essere meglio guidate dalla conoscenza di tutti questi elementi.

Infine, vogliate tenere in considerazione che, fino a prova contraria, non è mai possibile escludere a priori che l’origine di un malfunzionamento sia dovuto ad una causa esterna al prodotto e solo un’analisi tecnica “particolarmente esasperata”, sul prodotto che ha smesso di funzionare, può confermare la vera ragione del malfunzionamento.

A questo proposito mettiamo in evidenza che i LED, che costituiscono la base delle moderne lampadine Retrofit, sono, per la loro natura progettuale e costruttiva, altamente sensibili agli sbalzi di tensione e alle scariche elettrostatiche, condizioni che possono anche portare a guasti irreparabili.

La problematica legata all’isolamento e a fenomeni elettrici transitori è fortemente sentita, ed è oggetto di larga discussione, poiché le moderne apparecchiature elettroniche, che ormai riempiono la nostra vita, sono esposte alla possibilità di non resistervi.

Ad esempio, è a tutti noto che i gruppi di continuità, connessi alla maggior parte dei nostri computer, svolgono, oltre che la funzione di “batteria tampone”, anche quella, non meno importante, di proteggere da questi fenomeni l’apparecchiatura a cui sono connessi.

Una delle soluzioni più efficaci è quella di utilizzare “scaricatori” di sovratensioni, posti a monte dell’installazione e con una adeguata messa a terra dell’impianto.

Non dimentichiamo poi che tutte le prestazioni ottenute durante le certificazioni, e in ultima analisi offerte dalla produzione di serie, sono verificate da strumentazioni sofisticate ed ottenute in ambienti a temperatura costante, controllata, e con l’utilizzo di alimentazioni stabilizzate. Tutte condizioni non sempre riscontrabili nell’utilizzo quotidiano

Tutti questi fenomeni ci sono ben noti e ci spingono ad essere partecipi delle Vostre aspettative e del Vostro desiderio di non incorrere in nessuno di questi malaugurati eventi.

Eventi che, pur ammessi dalle norme, possano indispettire e creare disagio poiché limitano le aspettative prestazionali del prodotto scelto.

Gli interventi in garanzia impegnano tutti nel tentativo di limitare quegli inevitabili fastidi che l’utilizzatore finale deve sopportare nella gestione di un caso di malfunzionamento per supposto difetto di fabbricazione.

Questi interventi contribuiscono così, insieme al continuo lavoro dei progettisti e della produzione, al costante miglioramento dei prodotti.

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